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A miracle called friendship

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Pur
view post Posted on 7/3/2013, 10:45




Autore: Pur
Titolo: A miracle called friendship
Rating: Arancione/Rosso boh dipende….
Categoria: Romanzo
Avvertimenti: One-shot
Personaggi/coppia: Emily Prentiss , Will LaMontagne, Jennifer Jero, Aaron Hotchner e altri
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro
Note: Altra follia che dedico alla sola che riesce a starmi dietro nei pensieri, nelle bevute ancora no, ragazza più impegno prego ;)

A miracle called friendship

"Una famiglia è un posto in cui le anime vengono a contatto tra loro. Se si amano a vicenda, la casa sarà bella come un giardino di fiori. Ma se le anime perdono l'armonia tra loro, sarà come una tempesta." Buddha.

Le ruote che stridevano sull’asfalto, la sirena che urlava, i lampeggianti che tingevano di blu le vie strette di Washington, le mani serrate intorno al volante e gli occhi fissi a seguire ogni manovra del furgone che stava inseguendo.
Will LaMontagne era concentrato a non perdere quel veicolo scuro che sfrecciava per tutta la città, era stato chiamato per una rapina in banca, quando aveva risposto alla chiamata quel 10-52 era risuonato per tutta la sua testa, il cuore aveva smesso per un attimo di battere e un nodo alla gola gli aveva impedito di respirare.
Fu come un flash rivivere tutti quei momenti accaduti ormai due anni fa, il suo ingresso in quella maledetta banca, lo sparo che lo aveva ferito, la continua minaccia di quegli uomini, il terrore di non rivedere più la sua famiglia e in fine la bomba attaccata al suo corpo e….
Fu la voce del suo collega, che rispondeva alla radio, che lo riportò al presente
Charly 20 ricevuto ci dirigiamo alla National Capital Bank
Erano ormai attaccati al furgone, altre auto di pattuglia si erano aggiunte all’inseguimento, all’angolo tra Massachusetts Avenue e la 14th strada il mezzo, con a bordo i rapinatori, andò a cozzare con un posto di blocco della polizia.
Finito di svolgere tutte le pratiche burocratiche del caso, stilato il rapporto dell’arresto e salutato il suo collega, Will si sedette sul sedile della sua auto, pronto per tornare a casa da JJ e dal suo piccolo tesoro Henry, ma qualcosa lo tormentava, ancora il pensiero di quel terribile giorno.
Mise in moto l’auto e guidò con quel tarlo che lo logorava, quando fermò il suo SUV non si trovò nel vialetto della sua abitazione, ma difronte all’insegna di un pub.
Scese e si mise seduto su uno sgabello in un angolo un po’ più appartato del bancone e ordinò un whisky, che ben presto divennero due, tre e via così fino a perderne il conto.
Ma lo stordimento dell’alcol non riuscì a placare il suo tormento.

Era lì davanti a lui con quello sguardo profondo, di una intensità disarmante, che fissava ora la bomba, ora i suoi occhi; nonostante la situazione la sua voce era ferma, la sua mente in fermento, stava facendo di tutto per disattivare l’ordigno, stava mettendo in pericolo la sua vita per salvare lui.
Le sue lunghe dita affusolate battevano sulla tastiera e poi quell’ultimo gesto istintivo, la lama che tagliava il filo e il timer che si arrestava.
Il tempo si fermò per alcuni secondi, Emily e Will si scambiarono uno sguardo, l’agente dell’FBI si accasciò accanto a lui e entrambi tirarono un lungo sospiro di sollievo e poi una risata nervosa, era così bello essere vivi.
Dopo quel momento non avevano più avuto modo di parlare, gli eventi lo avevano travolto, la sua amata Jennifer finalmente aveva accettato la sua proposta di matrimonio, si sentiva l’uomo più felice al mondo, era ancora vivo, le persone che più amava stavano bene e finalmente avrebbe potuto coronare il suo sogno, crearsi una vera famiglia.
Il giorno del suo matrimonio tutto era perfetto, la sua sposa era uno splendore, fasciata in un abito bianco lungo, il piccolo Henry scoppiava di gioia nel vedere i suoi genitori così felici e poi c’erano tutti gli amici, quelli che avevano visto crescere il loro amore e che avevano reso possibile che un sogno si avverasse.
Poi le cose erano mutate rapidamente, Emily aveva lasciato la BAU, si era trasferita a Londra, dove le era stato offerto un lavoro importante, dirigere la sezione dell’interpol della capitale inglese, un incarico di tutto rispetto.
I casi per Hotchner e la sua squadra non mancavano mai purtroppo e JJ era costretta a stare molto spesso fuori casa, in giro per tutto lo stato a caccia di SI, in fondo quello era il suo lavoro e non ci avrebbe mai rinunciato, lo aveva già dimostrato quando aveva lasciato il lavoro al Dipartimento di Stato.
Will aveva sacrificato la sua carriera, aveva lasciato la sua New Orleans per trasferirsi in una città che non conosceva, ma lo aveva fatto con il cuore, amava quella donna così dolce e complicata allo stesso tempo e vivere una storia così, fatta di viaggi nel week end e di telefonate chilometriche, non gli bastava più.
Voleva passare tutta la vita con lei, svegliarsi la notte e trovarla accanto a lui nel letto, abbracciarla per poi riaddormentarsi con la voglia di rivedere il suo volto la mattina seguente, quindi la decisone più naturale lo aveva portato a Washington, ma il desiderio di trascorrere con lei ogni minuto si era infranto.
Era lui che si occupava del bambino, che gestiva la casa e si barcamenava tra il suo lavoro e gli impegni sportivi di Henry, un giorno il karate e l’altro il pallone, ormai si definiva quasi un ragazzo padre.
Anche il rapporto con Jennifer non era idilliaco come i primi tempi, quando era a casa sembrava che volesse essere altrove, anche il sesso non era più quello di una volta, la passione, le risate sotto le coperte dove erano finite? Non c’era più complicità, erano diventati quasi degli estranei.
Spesso si ritrovava a casa di Dave a bere un buon bicchiere di cabernet e sfogarsi un po’, certo chi poteva capirlo meglio di Rossi, che era sopravvissuto a tre divorzi; beh certo forse non era un buon consigliere dato che i suoi matrimoni erano colati a picco peggio del Titanic, però lui sapeva ascoltarlo e questo a Will bastava.
Ultimamente si era ritrovato a pensare a quella donna meravigliosa, coraggiosa, dal sorriso sempre pronto, che amava scherzare con gli amici e anche con lui.
Ripensava a quando lei le faceva il verso, imitando il suo marcato accento del sud, lo prendeva spesso in giro anche per gli stivali che amava indossare sotto ai jeans, insomma ogni scusa era buona per ridere, per allentare la tensione causata da un lavoro troppo pesante per chiunque.
Non erano molte le occasioni in cui si incontravano, i compleanni di Henry, qualche serata tra ragazze, ma lui veniva presto spedito a giocare a carte a casa di Derek insieme a Rossi e compagnia, ma ogni volta che la vedeva scattava qualcosa, una strana sensazione, che prontamente cercava di ignorare. Perché si sentiva così solo a guardarla? Perché non era la stessa cosa quando scherzava o vedeva Garcia?

Il barista attirò la sua attenzione sbattendo la bottiglia sul bancone pieno di gusci di noccioline
Amico si chiude!
Will tirò su la testa, fissò quell’uomo in maglietta nera attillata con il logo del pub stampato sopra, poi tracannò l’ultimo sorso di whisky, pagò e a stento raggiunse la sua auto.
Attraversare il vialetto di casa e raggiungere la porta era stata una mission impossible, ma alla fine c’era riuscito, ora la prova più ardua era inserire la chiave nella serratura.
Al terzo tentativo la porta si spalancò e Will gridò
Magia!!!!
Ma dall’altra parte non c’era una maga, ma JJ infuriata come non mai.
Cosa cavolo ti è preso Will, ti sembra questa l’ora di rientrare? E poi in queste condizioni. Sei ubriaco da far schifo, non ti reggi nemmeno in piedi. Ma la cosa che mi fa saltare i nervi è la tua inaffidabilità.
Hai lasciato Henry con Kate per tutto il pomeriggio, quando non ti ha visto rientrare ti ha chiamato sul cellulare ma tu niente, nemmeno hai risposto alla nostra babysitter. Cosa eri impegnato a fare? Ah sì giusto a bere!

Will cercava di prendere dal taschino interno della giacca il suo telefono, se lo girò e rigirò nella mano e poi
Avevo messo la modalità silenzioso, che sciocco- e iniziò a ridere.
JJ lo trascinò dentro, non era il caso di dare in escandescenze alle due del mattino per strada.
Insomma Will che ti è preso, non ti ho mai visto in queste condizioni, non sei più l’uomo che ho sposato, spesso sei assente, stralunato, non si sa a cosa pensi.
Ah invece tu lo sai a quello che pensi – sbottò il poliziotto- I tuoi pensieri sono sempre rivolti ai casi a cui state o avete lavorato, hai sempre la valigia in mano, a casa non ci sei mai e io mi trovo ad occuparmi di tutto, sono stanco JJ. Non ridiamo più come un tempo, non c’è più quella complicità e quando ti tocco sembra che ti dia fastidio.
La bionda agente dell’FBI, colpita nel vivo, disse
Non cercare di scaricare la colpa su di me Will, se non sono ben disposta nei tuoi confronti un motivo ci sarà.
E allora sentiamo, cosa c’è che non va, non ti piaccio più? Non sono abbastanza per te?
Will fammi il favore, ora non ho più voglia di parlare con te, sono stanchissima, sono ormai le tre del mattino e tra poche ore debbo essere sul jet con Aaron e la squadra.
Non voleva crederci, stavano nel pieno di un litigio e lei pensava solo al suo lavoro, a prendere un aereo che l’avrebbe portata lontano da lui e dai problemi familiari – e no JJ non puoi defilarti così – pensò
Certo scappa, corri dal tuo Aaron, è facile così, tu…
Jennifer, a quelle parole, si sentì avvampare, non poteva credere a quello che aveva sentito – corri dal tuo Aaron - che fosse così evidente?

Un errore, una debolezza, che però si era trasformata in un rifugio nel quale perdersi nei momenti più difficili.
Quella sera ad Atlanta, dopo aver chiuso un altro caso, Jennifer non si era sentita bene, l’SI l’aveva turbata più del normale e non aveva voglia di trascorrere una serata in compagnia della squadra, voleva solo farsi una doccia ed infilarsi nel letto, magari fare una telefonata al suo amato Henry, sentire la sua voce le avrebbe fatto bene, le avrebbe scaldato il cuore e fatto dimenticare le brutture del mondo.
Avvolta nell’accappatoio bianco, fornito dall’hotel, e con un asciugamano che le fasciava la bionda chioma, si stava avvicinando al suo cellulare per comporre il numero di casa, ma il bussare alla porta la bloccò.
Prese d’istinto la pistola posta sul comodino accanto al distintivo e al telefono e aprì appena, giusto per vedere chi fosse a quell’ora della notte.
Il volto magro e serioso di Hotch fece capolino dal piccolo spiraglio, Jennifer aprì del tutto la porta e senza dire una parola il supervisore entrò nella stanza richiudendo l’uscio dietro alle sue spalle.
Indossava un paio di jeans sbiaditi sulle cosce e una t-shirt a maniche corte grigia, la barba di un paio di giorni e i capelli un po’ spettinati gli davano un’aria un po’ trasandata, non aveva mai visto il suo capo così e ne fu piacevolmente colpita.
Quel look metteva in risalto i suoi muscoli, i suoi occhi non potevano non scrutare il corpo di quell’uomo che conosceva da tantissimi anni, ma che non aveva mai visto sotto quell’ottica.
Lo sguardo di Jennifer era catalizzato sui bicipiti ben definiti e si spostava di tanto in tanto sui pettorali, per poi scendere alle cosce, non riusciva però a guardarlo negli occhi, si vergognava troppo perché in quel preciso momento avrebbe voluto toccare tutto ciò che stava esaminando accuratamente con lo sguardo.
Aaron si era accorto dell’imbarazzo di JJ e dell’elettricità che c’era nell’aria, riusciva ad intuire anche i suoi pensieri, le sue voglie. Si avvicinò alla donna, le sollevò il viso e la baciò. Un bacio che non fu esitante, le loro lingue si cercarono immediatamente, i loro corpi si strinsero in un abbraccio, ora JJ poteva sentire la potenza di quel corpo, quel contatto la portò come in un’altra dimensione, era come se nulla intorno a lei esistesse, c’era solo Aaron e la sua anima accanto a lei.
Le iniziarono a tremare le ginocchia, inspiegabilmente non riusciva a farle smettere, delle scosse le percorsero tutto il corpo, sentiva freddo, poi caldo, la testa prese a girarle mentre quel bacio sembrava non finire mai.
Hotch le aprì l’accappatoio e le sue mani iniziarono a percorrere ogni centimetro del corpo della collega, la sua pelle calda, liscia come seta e profumata, gli fecero perdere l’ultimo legame con la razionalità, sentiva crescere il suo desiderio, spinse JJ verso il bordo del letto fino a caderci sopra.
La ragazza sentiva tutto il peso e la passione di quell’uomo che vedeva per la prima volta, i suoi pensieri da prima si fermarono di colpo, poi ripresero a girarle vorticosamente nella sua testa, non avevano logica ne senso, quello che stava succedendo non era giusto, ma questo pensiero durò una frazione di secondo, sfilò la maglietta ad Aaron e sbottonò i jeans, desiderava solo averlo, voleva che la prendesse con fermezza, con tutta la passione di cui era capace, voleva sentirsi viva, riprovare quelle sensazioni che non sentiva più da tanto tempo.
I suoi occhi celesti ora erano fissi in quelli scuri di Hotch, le sue unghie percorrevano la schiena tesa, le lunghe gambe gli stringevano i fianchi e i loro corpi si muovevano ritmicamente, prima piano, come se quello che stessero facendo fosse un sogno, come a voler capire se era vero o meno e poi sempre più velocemente, i loro fianchi seguivano il ritmo della passione.
I respiri si fecero sempre più concitati fino a quando Jennifer emise un grido di piacere ed Aaron affondò la testa sul seno ansante e imperlato di sudore della ragazza. Rimasero così per qualche minuto, poi Aaron iniziò a baciarle i seni e a scendere sempre più in basso, seguiva con la punta della lingua il ventre piatto della donna fino a risalire e poi affondare nuovamente nel centro del piacere.
JJ era completamente inebriata, in preda a spasmi di piacere, le sue dita affondavano nei capelli scuri del suo partner, avrebbe voluto che quel fuoco che sentiva non si spegnesse mai, poi l’eccitazione toccò il massimo, inarcò la schiena e si lasciò completamente andare.
Rimasero nudi e stremati uno accanto all’altro, senza dire nulla, fu lui a rompere il silenzio, si girò e si sollevò su di un gomito, in modo da poter guardare la donna che aveva desiderato da tanto tempo
Ti amo Jennifer Jero e voglio fare l’amore con te tutte le sere, tutte le mattine, tutte le volte che ce ne sarà la possibilità, quello che c’è stato questa notte non è un caso, non è la voglia irrefrenabile di un attimo, ti voglio al mio fianco sempre.
JJ non sapeva cosa rispondere, non era così semplice, lei era sposata, aveva un figlio a cui dare delle spiegazioni e poi erano colleghi, insomma un rapporto impossibile, quello che c’era stato era solo un errore, un grosso e imperdonabile errore, ma quello che riuscì a dire e a fare la spaventò ancora di più del pensiero di dover spiegare tutto a Will.
Si mise a cavalcioni su di lui, poggiò le mani su quel petto che tanto aveva osservato e desiderato poco prima e disse
Tu parli troppo Aaron Hotchner
E le danze ricominciarono.

Il ricordo di quella notte e di tutte le altre, fecero trovare il coraggio alla bionda agente.
Vuoi parlare Will? E allora siediti perché ho molte cose da dirti e non credo ti facciano piacere.
Era rimasto seduto sul divano sbigottito, come se stesse osservando la scena di un film e lui non fosse il protagonista, ma quello non era un film e lui era il protagonista, un attore senza copione, che non ha il potere di dire e fare nulla, tutta la sua vita con JJ era stata una farsa, lui era stato solo una comparsa.
Si faceva pena, non era riuscito nemmeno a dirle nulla ed ora la osservava fare la valigia e questa volta non l’avrebbe più rivista rientrare a casa, non sarebbe più tornata da lui.
Mentre si lavava la faccia per riacquistare un po’ di lucidità, dopo aver visto Jennifer tirarsi dietro la porta e mettere fine al loro matrimonio, si guardava allo specchio e quello che vedeva riflesso era l’immagine di un cretino, con un sorrisetto denigratorio disse tra se e se – ma quanto sei cretino William LaMontegne Jr, per tutto questo tempo ti sei sentito in colpa solo per aver pensato ad un’altra donna, con la quale non hai mai avuto un contatto fisico se non quando ti ha salvato le chiappe quel giorno in banca, mentre lei, la donna che tanto hai amato, per la quale hai rinunciato a tutto, si rotolava nei letti degli alberghi con il suo capo, viscido pezzo di merda!!!
I giorni dopo la confessione di JJ trascorsero in maniera quasi irreale, i minuti sembravano ore e i giorni secoli, lei era passata una sola volta, dopo essersi sentiti un paio di volte al telefono, per prendere Henry.
Il bambino ancora non sapeva nulla, ma essere piccoli non vuol dire ignorare ciò che sta accadendo intorno a te e il piccoletto aveva facilmente capito che qualcosa non andava tra i suoi genitori.
Salutare suo figlio era stata una sofferenza, non avrebbe mai voluto sciogliere quell’abbraccio, ma restare anche solo un minuto in più nella stessa stanza con quella donna gli dava il voltastomaco.
Aveva preso l’aspettativa dal lavoro, doveva riorganizzare la sua vita, riprendere in mano quello che gli era stato portato via, la serenità, l’orgoglio e la voglia di vivere.
Viaggiare, ecco quale era la prima voce nella sua lista, desiderava fare un lungo viaggio in Europa, visitare il vecchio continente lo avrebbe allontanato dai brutti pensieri che lo accompagnavano.
Non lo aveva pianificato quando era andato nell’agenzia di viaggi che organizzava il tour dell’Europa, non aveva dato peso al programma, per lui una capitale europea valeva l’altra, e dopo aver goduto delle bellezze architettoniche di Roma, Firenze, Venezia e Milano, essere volato a Parigi, era finito a Londra.
Chissà com’era ma ricordava perfettamente l’indirizzo di Emily, lo aveva scritto lui, sotto dettatura di JJ, quando le avevano inviato una cartolina da un loro viaggio a Disneyworld in California, quel giorno erano ancora felici e uniti, come una vera famiglia.

Emily stava finalmente vivendo la sua vita, erano anni che non si sentiva così serena, in pace con il mondo e con i suoi pensieri.
Aveva avuto il coraggio di lasciare tutto, i suoi amici, che amava tantissimo, con loro aveva vissuto momenti brutti e momenti felici, dire addio a loro era stata la cosa più difficile che aveva dovuto fare in tutta la sua vita, ma il giorno che aveva preso quella decisione tutto le era sembrato naturale.
Non avrebbe avuto alcun senso vivere in quel modo solo per non lasciare quegli affetti, lei stessa non era più la Emily che faceva ridere Garcia o che si buttava sulla pista da ballo, nelle poche ore di divertimento, con Derek, suo partner di lavoro e confidente.
Non riusciva nemmeno a prendere in giro Aaron per i suoi meravigliosi sorrisi che elargiva a destra e a manca, persino con il genietto Reid non andava più al cinema per vedere quegli interminabili polpettoni in lingua russa, preferiva rimanere in casa a pensare, a capire cose era meglio fare per lei.
Solo dopo una serata passata sul divano di casa sua, con Morgan da una parte e Sergio dall’altra a prendersi le coccole, Emily confidò al suo inseparabile amico il desiderio di lasciare la BAU ed accettare la proposta di Clyde.
Derek da principio rimase colpito da quella decisione, non voleva saperne di lasciare andare la sua partner, l’aveva già persa una volta e non voleva riprovare quel senso di vuoto, ma poi guardando lo sguardo di Prentiss capì che probabilmente quella era la decisione più giusta, che in fondo Londra non era poi così lontana e che un legame come il loro avrebbe retto a qualsiasi distanza si fosse messa in mezzo.
Dopo aver pronunciato quelle parole lo sguardo e il volto di Emily sembrarono cambiare, gli occhi tornarono a brillare e le sue labbra si distesero in un sorriso, quello che solo lei sapeva fare.
I saluti all’aeroporto furono decisamente strappa lacrime, ma era normale che lo fossero, Garcia, palmare alla mano, già stava stabilendo quando sarebbe potuta andare a trovarla, Spencer era intento a calcolare i km e il tempo che sarebbe occorso per colmare la distanza tra Washington e Londra.
Morgan l’aveva avvolta in un abbraccio che non voleva sciogliere e Aaron guardava fisso quegli occhi scuri, come quella volta che Prentiss fece il suo primo ingresso all’FBI nel suo ufficio.
Rossi cercava di fare l’indifferente ma la lacrima che solcava la sua guancia parlava chiaro, Jennifer stava bisticciando con Penelope perché voleva essere lei ad andare da Emily il giorno del May Day, festa tipica inglese.
Il nuovo lavoro le dava enormi soddisfazioni, inserirsi nella sua nuova squadra non era stato un problema, solo la sera, quando rincasava, sentiva molto la mancanza dei suoi amici.
Integrarsi nella vita mondana di Londra e farsi dei nuovi amici non era facile, anche perché Prentiss si era buttata subito nel lavoro ed era costretta a viaggiare per tutto il mondo, quindi trovare le energie per uscire e fare conoscenze non era proprio semplice.
Amava trascorrere le serate sul divano, con addosso il pigiamone felpato tutto colorato di rosso che le aveva regalato Penelope, i calzettoni a righe, uno rosso e verde e l’altro giallo e nero, datole da Spencer. Si avvolgeva sotto la coperta patchwork, che Morgan le aveva infilato in valigia, dicendole che solo quella l’avrebbe riscaldata come un suo abbraccio, e guardava vecchi film bevendo un bicchiere di vino rosso e mangiando formaggio.
Una sera però rimase sconvolta nel vedere la sua cantina sguarnita, si mise subito a ridere pensando a quello che le diceva sempre Dave – mai aprire l’ultima bottiglia di Chateau Latour se non se ne ha un’altra di riserva.
Si era rimessa la giacca e infilata i suoi stivali neri ed era andata nella sua enoteca di fiducia, nonostante l’ora tarda il negozio era terribilmente pieno, si stava aggirando tra gli scaffali dando un’occhiata quando una voce catturò la sua attenzione
Io prenderei l’annata del 2011, è stata fenomenale per quel tipo di vitigno
Prentiss si girò e i suoi occhi incontrarono quelli di un uomo alto, dai capelli scuri e due occhi neri come la notte, di una intensità sconvolgente.
Lui le sorrise e da allora quel sorriso lo vedeva ogni mattina quando si svegliava, ogni sera quando si sedevano a tavola ad ascoltare i resoconti di Declan su come aveva trascorso la giornata a scuola.

Non appena Emily aveva conosciuto Christian, le era sembrato naturale confidarsi con lui, gli aveva raccontato tutto di lei, la sua vecchia vita alla BAU, gli aveva descritto a perfezione e con dovizia di particolari tutti i suoi amici, che a Christian sembrava quasi di conoscere da anni, mancava solo la presentazione ufficiale, ma l’occasione non sarebbe di certo mancata.
Si sorprese quando gli raccontò del suo lato oscuro, la vicenda con Ian e tutto quello che aveva comportato, non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche da quello sentimentale.
Non nascose nulla al suo nuovo amore, non si celò dietro al suo lavoro di infiltrata dell’interpol, non negò di aver provato dei forti sentimenti per quell’irlandese, quell’uomo, che pur se sbagliato, le aveva donato il sogno di una famiglia.
Gli raccontò di Declan. Il passo successivo fu semplice, naturale, il figlio di Ian Doyle fece ben presto ingresso nella sua nuova famiglia.
Emily Prentiss era una donna completa, aveva un marito che amava sopra ogni cosa, aveva un figlio che aveva a lungo desiderato e che non aveva potuto avere per svariati motivi.

L’auto, presa a nolo da Will, si fermò nel quartiere di Clapham al 123 Glarville Road, era quello l’indirizzo che ricordava.
Non sapeva esattamente cosa fare, cosa dire, era diverso tempo che non aveva sue notizie, forse non abitava nemmeno più lì, stava per rimettere in moto quando il pensiero di quegli occhi scuri fece di nuovo prepotentemente ingresso nella sua mente.
Ora o mai più – scese dalla Rover verde, attraversò la strada e si diresse verso il vialetto di una piccola casa in stile coloniale.
Avrebbe voluto e dovuto suonare il campanello, ma la sua attenzione fu catturata dalla figura di una persona che tanto desiderava vedere.
Eccola lì, in cucina con addosso una vestaglia di seta beige intenta a preparare la colazione, non la ricordava così bella. Sembrava più alta nonostante portasse delle ciabatte, si era dimagrita e i capelli le erano cresciuti molto, ora li portava raccolti con una penna dietro la testa e qualche ciocca le cadeva ai lati del viso.
Quasi si nascose quando Emily si girò di scatto porgendo una tazza fumante a chi era giunto alle sue spalle, Will sbatté le palpebre diverse volte nel vedere quel ragazzo alto e magro, con una folta capigliatura bionda e riccia, che afferrava la tazza attento a non scottarsi, era Declan.
Vide i due scambiare qualche battuta, il ragazzo aveva la faccia di chi ha combinato qualcosa, mentre Prentiss, preso in mano il foglio che Declan le porgeva, infilò una mano nella tasca della vestaglia e ne estrasse un paio di occhiali.
Will non poté fare a meno di pensare che con gli occhiali era persino più bella, quelle lenti rettangolari e la montatura di color nero mettevano in evidenza i suoi occhi profondi.
La donna presa la penna che teneva la sua acconciatura e scrisse qualcosa su quel foglio, poi con una mano spettinò la chioma bionda del giovane, che si sottrasse come ogni ragazzo di quell’età fa quando un genitore gli porge troppe attenzioni.
Quel gesto gelò LaMontagne, perché vide un bagliore, prodotto dall’anello che Emily portava all’anulare della mano sinistra.
Si allontanò dalla finestra, si appoggiò al muro, il suo cuore batteva all’impazzata, il suo cervello non riusciva a pensare a nulla, il suo stomaco gli lanciava delle fitte fortissime, quasi gli si annebbiò la vista. Chiuse gli occhi per un istante, nel tentativo di recuperare le sue energie, la lucidità, il controllo.
Quando si riposizionò per osservare ancora quello che accadeva dentro quella stanza, quello che vide non gli piacque.
Un uomo alto, sui quarantacinque anni, stava abbracciando da dietro Emily e le baciava il collo scostandole i capelli scuri con una mano.
La bruna agente dell’interpol si girò, buttò le braccia sulle spalle dell’uomo e lo baciò con dolcezza sulle labbra, poi infilò le sue mani sotto al maglione, mentre quelle di lui le slacciavano la vestaglia.
Emily diede un morso al lobo dell’orecchio di quello, che presumibilmente doveva essere suo marito, si scostò ridendo e si riallacciò di tutta fretta la vestaglia di seta, lui per tutta risposta le diede una sculacciata e poi entrambi si misero a ridere e nei loro occhi c’era tutta quella complicità, desiderio e amore che ci sono in una coppia.
Will in quei gesti rivide il rapporto che aveva avuto lui con la sua JJ, quei piccoli gesti quotidiani che ti danno la voglia di affrontare la giornata e il desiderio di rientrare a casa ed abbracciare tutta la tua famiglia.
Si staccò da quella finestra sul suo passato e si diresse velocemente verso la sua auto.
Will, Will LaMontagne, sei tu?
Il poliziotto di New Orleans si bloccò al suono di quella voce, non aveva il coraggio di girarsi, ma non ce ne fu bisogno perché Emily si era avvicinata a lui e prendendolo per un braccio lo fece voltare.
Il viso della donna si illuminò in un sorriso smagliante nel vedere il volto dell’amico e subito i suoi occhi presero a guardarsi in giro, nel tentativo di scovare anche Jennifer e il piccolo Henry.
Dove sono JJ e la piccola peste? Che bella sorpresa
Emily era eccitatissima, non si era nemmeno resa conto di essere uscita in pantofole e vestaglia, un abbigliamento non proprio consono al capo della squadra dell’interpol di Londra.
Ma il nuovo lavoro non aveva fatto perdere alla bruna le sue doti di profiler e dopo aver scrutato il volto di Will, il suo sorriso si spense, assunse uno sguardo interrogatorio
Cosa ti prende Will, non dici una parola e JJ e Henry dove sono? Cosa è accaduto? Ti senti bene?
LaMontagne era impietrito, cosa avrebbe potuto dirle, che il suo matrimonio era naufragato e lui era andato da lei per trovare un appiglio, per dirle quanto la pensava?
Prentiss lesse il suo disagio, il suo dolore, lo prese per mano e lo condusse verso casa. Sulla porta c’era Christian che scrutava i due avvicinarsi, bastò uno sguardo di Emily per far capire al marito che era giunto il momento per lui di andare al lavoro e lasciare che i vecchi amici parlassero.
Salutò quello che per lui era uno sconosciuto, baciò Emily e le fece il gesto che si sarebbero sentiti più tardi per telefono, lei rispose con un occhiolino malizioso e Christian non poté far altro che alzare gli occhi al cielo. Lei era solita portarlo in giro per la sua gelosia.
Fece sedere William sul divano della piccola sala, gli si mise accanto e aspettò che fosse lui a rompere il silenzio.
E’ finita, tra me e Jennifer è finito tutto, sono due mesi che ha preso Henry e se n’è andata. Tutto quello che c’era tra noi era una menzogna, lei ha un altro e vuoi sapere chi?
Prentiss non credeva a quello che il suo amico stesse dicendo, addirittura JJ aveva un altro uomo, no non era vero, non poteva esserlo.
Will era ormai un fiume in piena, le raccontò tutto, del fatto che era da diverso tempo che il loro rapporto si era logorato, che JJ pensava solo al lavoro, che era sempre fuori, che non parlavano più, che non trascorrevano del tempo insieme e tutto questo aveva portato al tradimento da parte della bionda agente dell’FBI. Le raccontò di Aaron.
Ora non aveva nient’altro da raccontare, ma le si avvicinò, le prese una mano e le disse
Emily io non ho fatto altro che pensare a quel dannato giorno in banca, quando tu mi hai salvato la vita, quando sei rimasta accanto a me rischiando di morire pur di salvarmi. Io, ecco io credo di amarti.
Erano state troppe le emozioni, Prentiss sembrava quasi stordita e per la prima volta non sapeva cosa dire.
Forse fu proprio questa esitazione che diede il coraggio a Will di afferrarla e baciarla.
La reazione della donna fu immediata, scostò il volto dell’uomo e si alzò di scatto dal divano, lui rimase lì seduto con la testa bassa, aveva rovinato tutto, lacrime calde gli rigarono il viso.
Emily allora si avvicinò, si inginocchiò ai piedi di Will e con un tono affettuoso parlò
Ehy Will guardami ti prego, non è successo nulla. Niente tra noi è cambiato, tu sei sempre quel sudista con degli stivali orribili e io quella che ti prende in giro per il tuo buffo accento.
No, tu sei una donna coraggiosa, che mette a repentaglio la sua vita per un amico e io sono un codardo, che non sa affrontare i suoi problemi coniugali, che tremava come una foglia con quella bomba attaccata al collo, io non sarei rimasto se al posto mio ci fossi stata tu o chiunque altro.
Le parole che disse Prentiss lo stupirono
Non sei codardo Will, non saresti rimasto se io fossi stata al tuo posto perché tu hai una famiglia, perché il loro bene viene prima di tutto e tutti. Io non avevo nulla da perdere, nessuno da cui tornare, nessuno che mi aspettasse a casa.
Non so se ora rifarei quello che ho fatto. Tu non mi ami, tu ami l’idea che ti sei fatto di me, non sono poi così coraggiosa, siamo simili noi due, accento a parte
– e fece un sorriso.
Ho perso tutto Emily ed ora cosa faccio? Mi sento sprofondare, mi sento come quel giorno, inerme.
Ti ho salvato una volta William LaMontagne Jr., permettimi di farlo ancora – disse Emily e lo abbracciò.

I motori dell’aereo rombavano, il volo che avrebbe ricondotto Will, da Londra a Washington, stava per decollare, non sapeva che cosa ne sarebbe stato del suo matrimonio ma era intenzionato a fare di tutto per spiegarsi con Jennifer, per cercare di capire se la loro unione era recuperabile.
Se così non fosse stato allora avrebbe fatto quello che anche la sua nuova amica aveva fatto, avrebbe ricominciato una nuova vita.

copertinawill
 
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Emily27
view post Posted on 7/3/2013, 22:50




Prima di tutto voglio dirti che sono felicissima che hai pubblicato :woot: Poi, che non sono brava come te con i commenti, ma cercherò di fare del mio meglio :rolleyes:
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto questa storia è stata: Cavoli, Emily e Will, è qualcosa che non mi sarebbe mai e poi mai venuta in mente! JJ e Hotch forse avrebbe potuto, e dico forse, ma che Will potesse provare qualcosa per Emily dopo il giorno della rapina, proprio noi, qundi, tanti complimenti! E non sono finiti qua -_-
Hai tratteggiato Will davvero bene, diciamo che è il protagonista della oneshot. Il suo matrimonio con JJ sembra arrivato ad un punto di rottura, tanto da spingerlo a cercare Emily a Londra. Però lei ha una nuova vita, con Declan ed un uomo... come lo si può definire... figo!! Will non è malaccio, ma il mio cavaliere oscuro è tutta un'altra cosa mf_lustslow
Come dice il titolo, l'amicizia è un miracolo, e avere degli amici veri è un privilegio. Emily non può dare a Will ciò che lui desidera, ma forse ciò che vedeva in lei era soltanto un miraggio frutto della situazione che stava vivendo con JJ, un modo per evaderne. Non si sa se riuscirà a salvare il suo matrimonio, ma una cosa è certa, l'amicizia con Emily l'avrà per sempre, potrà sempre contare su di lei.
Le tue descrizioni sono accurate ed efficaci, fresche, mi sono davvero piaciute. L'inseguimento all'inizio, la scena hot (WOW!! :woot: ), Emily con i capelli lunghi e gli occhiali (mi sembra di averla già vista da qualche parte :huh: ) il bacio di Will, e tante altre cose, anche piccole, che contribuiscono a rendere ricca la narrazione.
Il lavoro grafico è la perfetta illustrazione della storia, particolarmente gradito è il lato oscuro in alto a sinistra... :shifty:
Grazie per la dedica :wub: Se ti sto dietro nei pensieri è grazie alle mie nozioni di psicologia, per starti dietro nelle bevute dovrò iscrivermi ad un altro corso :rolleyes:
In conclusione, spero di leggere presto qualcos'altro di queste scrittrice esordiente, la stoffa ce l'ha :B):
 
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Pur
view post Posted on 8/3/2013, 08:21




Non c'è niente da fare, oltre ad essere bravissima nello scrivere, sai anche commentare molto bene e infatti mi sono emozionata blush
Come sempre hai capito benissimo quello che volevo far trapelare con la mia storia, l'amicizia è un legame molto importante nella vita di ognuno e rovinarlo sarebbe un vero peccato.
E' proprio dagli amici che si va quando si ha un problema, come in fondo ha fatto Will, certo lui forse sperava di trovare altro in Emily, ma quello che poi lei gli ha offerto è stato molto di più di un bacio o altro... :shifty:
Beh ma poi come avrebbe potuto pensare il giovane LaMontagne che Prentiss mollasse il cavaliere oscuro, no dico ci siamo spiegate, pagina 3 a vita ;) :lol: :lol:
Ti ringrazio ancora per il tuo commento, mi sprona a fare sempre meglio, quindi vedremo :rolleyes:
La sintonia psicologica c'è, ora manca un altro tipo di affinità cocktail, se vuoi posso suggerirti un bravo coach director
 
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Music lover~
view post Posted on 8/3/2013, 08:54




La scrittrice che c' é in te ha preso il sopravvento e ha sfornato questa meravigliosa e particolare oneshot :woot:
Complimenti per l' originalità della coppia thumbup di fanfiction su Will e Emily non ce ne sono e averli scelti come protagonisti dice che tu sei molto piú brava a scrivere di quello che pensi :D
Dopo il matrimonio con Jj e la partenza di Emily, Will sente che il suo rapporto con Jj non é piú lo stesso e che si sente sempre messo in disparte dalla donna che una volta amava e che per lei aveva lasciato il suo lavoro a New Orleans.
Jj é presa troppo dal suo lavoro e dalla sua relazione con Aaron ( ottima la scena hot, brava!) e sa che ormai non c' é piú niente da fare perché sa che il matrimonio con Will é fiinito da molto. tempo altrimenti non sarebbe mai andata a letto con il suo boss :o:
E nella mente di Will c' é un unico pensiero e cioé la donna che lo ha salvato quel giorno alla stazione, quella donna forte e coraggiosa ma anche allegra e sempre pronta a prenderlo in giro ^_^
Lui ama Emily e per confessarglielo vola fino a Londra.
Mi é piaciuto molto il modo in cui Emily e Christian si sono incontrati e anche cosa é venuto dopo :wub:
Quell' incontro fortunato si é trasformato nel sogno che Emily ha sempre cercato di realizzare, poter avere una famiglia tutta sua con un uomo che ama, e da cui é amata, e un figlio a cui ha sempre fatto da madre :)
Will li spia dalla finestra e vede tutta la felicitá e l' amore che Jj e lui provavano l'uno per l' altra ma che si é dissolto col tempo :(
Poi quel bacio e Emily che lo respinge perché in lei Will troverá sempre quella cara amica a cui rivolgersi per un consiglio o per sfogarsi.
Hai fatto veramente un bellissimo lavoro con questa oneshot, cara, e aspetto di leggerne molte altre da te :D
 
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Pur
view post Posted on 8/3/2013, 09:03




Sei sempre presente, accurata e gentile con i tuoi commenti ^_^ , ti ringrazio molto.
Effettivamente Will ed Emily è una coppia un po' improbabile, ma è proprio questo che mi ha intrigata e spinto a scrivere, quando ho iniziato non sapevo se tra loro sarebbe potuto nascere qualcosa, ma poi mi sono ispirata un po' alla realtà, l'amicizia è una cosa e l'amore un'altra, non debbono mai mescolarsi (almeno questo è quello che penso io).
Quello che volevo far capire, oltre all'importanza dell'amicizia, è anche che non bisogna darsi per vinti, che da un legame finito o dato per tale, può nascere qualcosa, bisogna lottare per ottenere quello che si vuole e se questa battaglia non porta i frutti sperati, allora bisogna rimboccarsi le maniche e ricostruirsi una vita, come ha fatto Emily.
Sono felice che le mie storie ti piacciano e il tuo commento mi ha reso molto felice, grazie :D
 
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4 replies since 7/3/2013, 10:45   86 views
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